Paolo Bastianello va in Cina #03 da Atene Alla via della seta
- frangiacorta
- 11 ago
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con il caldo che non sembra finire

Da Atene a Taraz. Sono passati quasi due mesi e mezzo dalla partenza lo scorso 31 maggio e Paolo ha fatto il giro di boa di quasi metà percorso. Arrivato ad Atene per il recupero del passaporto, giunto dall’Italia pochi giorni prima, il pensionato dardaghese ha fatto sosta nella capitale per godersi la città, nella piena canicola di inizio estate. “Oggi giornata piena – racconta del 24 giugno – con 2 ore di coda per acquistare il biglietto e un’altra ora per entrare all’Acropoli. Tantissimo caldo, tantissima gente e 30 euro di ingresso.” La ripartenza il 27, con un trasferimento in bici verso il Pireo, il caldo è soffocante, con oltre 45 gradi raggiunti. Finalmente si prende la nave verso la Turchia.
Arrivato a Cesme il 28, fa una sosta per la giornata e la notte per ripartire in bici il giorno dopo. Ormai le partenze sono all’alba, 5.30 al massimo, per evitare il caldo. Prima tappa Izmir, Smirne, 86 km con 943 metri di dislivello, passando per un tratto di costa e due tratti di saliscendi. Il giorno dopo partenza diretta verso Efeso, 76 km e 325 metri di dislivello. La temperatura all’alba è perfetta, solo 32 gradi, ma la strada fin troppo trafficata, con nessun rispetto per ciclisti e pedoni. “Giornata tutto sommato tranquilla, con arrivo alle 13. Domani visita a Efeso. Bisogna abituarsi alla sveglia alle 4.30.”
Un inaspettato spettacolo teatrale tra le rovine di Efeso, fa rivivere ai visitatori lo spirito antico. “È un posto suggestivo, ma tanta gente. Domani partenza all’alba, con direzione Pamukkale in 2 giorni.” La Turchia è fatta di partenze sempre più anticipate, si arriva alle 4 di mattina, per attraversare un territorio ondulato, su strade molto trafficate, che costringono Paolo a mangiare polvere sul ciglio della strada. Finalmente la bella Pamukkale: castello di cotone, per l’effetto che danno le terrazze di travertino e calcare bianco, dove sgorga la calda acqua termale, che scende nelle vasche fino alle pendici della collina. Sito UNESCO dal 1988, è sempre ricca di turisti e visitatori. È qui che il cicloturista conta i chilometri macinati, 1961, c’è ancora tanta strada! Le tappe in media sui 90 chilometri, il dislivello variabile, con giornate piatte e altre con saliscendi che fanno raggiungere anche quasi i mille metri. Una giornata tra le vasche di Pamukkale, il 4 luglio, è meritata, prima di affrontare i 600 chilometri che separano dalla Cappadocia.
Così il 5 si parte già alle 4.15, con direzione Goreme, per una settimana ancora di tappe turche e alzatacce e partenze al buio. Appena fa chiaro si vedono già le mongolfiere sopra Pamukkale, che sorvolano la zona, e arriva anche la prima foratura, nonostante i cuscinetti rosa che dovrebbero proteggere la camera d’aria: “ho perso un’ora perché ho forato, su una strada asfaltata e nonostante i Tannus. Condizioni brutte, al buio non è stato semplice riparare la gomma.” Tra una tappa e l’altra non mancano gli sterrati, dove passano solo trattori, motorini e bici. Il caldo ha il sopravvento sulla voglia di andare avanti e alle 13 al più tardi bisogna sospendere la pedalata, perché il pomeriggio diventa proibitivo per il caldo. Strade statali, qualche viale alberato, anche partenze alle 3.30. Ormai Paolo si sta trasformando in un treno e non si ferma, nemmeno davanti al grande traffico, o alle stradine in mezzo ai campi coltivati. Dinar, scollinato a 1180 metri, Isparta, Egidir, per strada le donne tra i pentoloni che cucinano il bulgur poi Gelendost. Sono gli albergatori a volte a offrire la cena. Finalmente Konya, dopo una tappa da 113 km e 868 metri di dislivello e finalmente la Cappadocia, dopo un’altra tappa lunga e una più breve. Sono le ultime pedalate turche, perché Paolo aveva già deciso un po’ di riposo, con trasferimento in autobus ad Ankara, per prendere l’aereo per l’Uzbekistan.
“Domenica sono arrivato a Goreme, ho prenotato già l’albergo e l’arrivo è su una ciclabile sulle mattonelle. Partenza alle 2.40 di notte, dopo pastasciutta notturna prima di partire, una pedalata molto tranquilla, di notte con il fresco. Bellissima la discesa da Nevsehir a Goreme, dove si vede tutta la vallata.” Come nella gita in mongolfiera sopra la Cappadocia del giorno dopo. “Finalmente, dopo quasi 45 giorni, ad Ankara piove e ha rinfrescato un po’. Ho trovato subito il cartone per caricare la bici in aereo e approfittato per una revisione della bici, rifatte le pastiglie anteriori della bici. Domani gita e imballo di bici.” Trasferimento in aeroporto con un Taxi non molto capiente… ma è riuscito a far stare la bicicletta dentro al bagagliaio, ad Ankara come in Uzbekistan la bicicletta sta fuori dal bagagliaio. Prima della ripartenza per attraversare la via della Seta, un paio di giorni di sosta, la visita a Khiva, con il museo della tecnologia e la città storica molto bella, con le pavimentazioni originali. Il caldo si fa sentire anche qui e sarà difficile pedalare sotto il sole. Così il primo tratto, per Bukhara, si fa in treno, attraverso una zona completamente desertica: la strada è parallela alla ferrovia, e Paolo è sempre più convinto che la scelta di fare tratta in treno sia stata azzeccata, perché 5 o 6 giorni sotto il sole sarebbero stati troppo impegnativi. Il 25 luglio è il giorno dedicato al tour della città di Bukhara. Si riparte in bici il 27 dalla città immensa, 2 milioni di abitanti, alle 5.30 del mattino. Un centinaio di km fino a Navoi, così mancano 160 km a Samarcanda. Anche le vie uzbeke sono molto trafficate, qualche rara stradina e poi quasi auto o superstrade, dove corrono furgoncini Piaggio Porter, stretti con ruote piccole, camion, ma anche carri trainati da asini o cavalli. Il 29 arrivo a Samarcanda. Le visite vanno all’Osservatorio, alla moschea, al mausoleo di Tamerlano, alla città vecchia e altri siti con un tassista.
Una sosta di un paio di giorni e nuova partenza all’alba il primo agosto, 285 km fino a Tashkent in 3 giorni. Da Samarcanda a Jizzax, poi la tappa più lunga, con oltre 150 km: un imprevisto, la via più corta prevedeva passaggio in Kazakistan e rientro, così una deviazione, per arrivare in periferia di Yangi-Chonoz. Il 3 agosto arrivo a Tashkent: “bella serata ieri, il padrone del ristorante mi ha invitato a casa sua a mangiare un buonissimo minestrone di verdura del suo orto. Bella impressione la città, grande e molto viva, ricca di attrazioni. Domani rimarrò qui. Mancano circa 850 km per Almaty quindi ho tempo a sufficienza. Ieri ho pedalato fino alle 15 si sfioravano i 40.”
Il 6 la partenza è ancora al mattino presto dalla città di Toshkent per evitare il traffico, con l’hotel in centro città ci vogliono 13 km per uscire dalla città. È previsto il passaggio di confine in Kazakistan, ma la frontiera chiusa e quindi si deve tornare indietro e fare un altro pezzo di strada, domani 118 km per arrivare in un’altra città, Bishkek, prima una tappa a Shimkent: “mi sono trovato in mezzo a una festa, mi hanno invitato a cena e ho mangiato il Plov, una carne buonissima con verdure e riso. Si mangia con il cucchiaio e non hanno forchette.” Ritornano le giornate calde, così la sosta è a 72 km e 800 metri di dislivello in un albergo isolato, Kafe Tomà, nei pressi dell’abitato di Chukurbulak. La strada è in pratica un’autostrada: “ma ci passano tutti persino gli asinelli con carrettino. Sono tranquillo perché c’era anche la polizia che mi ha salutato. Domani ho previsto l’arrivo a Taraz, dopo 109 km e 560 metri di dislivello. La partenza è stata ritardata di un’ora, perché il signore che aveva le chiavi del garage stava pregando e non poteva venire. La partenza è con le montagne in parte e all’orizzonte, ho scollinato a 1143 metri verso Bishkek. Sono passato in una galleria, scortato dalla security, preposta a dare un passaggio a biciclette e pedoni. Prima dell’arrivo a Taraz ho perso un po’ di tempo per una foratura. Ho forato dopo un supermercato, una rogna perché bisogna scaricare tutto e riparare, ma bisogna mettere in conto. Nonostante i Tannus, ho trovato un pezzettino di metallo sul copertone."
Il 10 agosto, mentre a Dardago la festa impazza, Paolo sosta a Taraz.
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