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frangiacorta

Paolo Bastianello: Capo Nord-Dardago #07

da Nordkapp il rientro a casa, tra bicicletta traghetti e tanta pioggia


Da Capo Nord si riparte, dopo 4.835 chilometri altri 5.035 per rientrare a casa, sempre in bici. "Parto e vedo di arrivare - diceva a fine maggio mentre preparava bicicletta e bagagli per la partenza - poi vedrò: un traghetto, l'aereo, o perchè no la bici, per rientrare a casa senza fretta." In realtà il disegno di andata e ritorno lo aveva ben chiaro in mente Paolo, ma un viaggio così lungo non lo aveva mai affrontato e a fare i conti con sè stesso e con la strada ... non si sa mai, quindi no, sono cose che si tengono dentro e non si possono dire, prima di aver provato una pedalata alla volta e aver visto che tutto fila per il meglio. "Devo arrivare a Dardago in bicicletta" ha poi manifestato una volta arrivato in Belgio... un po' fuori strada per il rientro da Capo Nord, ma una pedalata tira l'altra e una svolta a Ovest è stata un momento! 121 giorni di viaggio, tanti, che sono passati in un lampo, nonostante la fatica e la tanta, troppa, pioggia incontrata. Immensa la soddisfazione, per il capo di terra più a nord del mondo, ma per l'intero viaggio nel suo complesso, gli incontri, le emozioni, le tante cose viste. Grande l'emozione anche nel rientro: un primo brindisi in piazza a Caneva, con un amico e una piccola delegazione FIAB Aruotalibera giunta ad accompagnarlo per gli ultimi chilometri ...

e un lungo, interminabile brindisi in piazza a Dardago, con amici, parenti e conoscenti, accorsi a festeggiare il compaesano al suo rientro.

Giovedì 21 luglio l'arrivo a Nordkapp, poi la discesa, lenta e rilassata: "all'andata avevo una certa andia da prestazione - racconta ormai arrivato - poi sono andato più con calma". Improvvisamente, gli aggiornamenti si rarefanno, l'accordo era per Dardago Capo Nord, poi finalmente libero di correre nell'oblio. Ma dopo una cinquantina di giorni si fa quasi l'abitudine, un appuntamento giornaliero da seguire, anche con difficoltà, ma con tantissimo interesse. Tanta fatica anche a mandare gli aggiornamenti, quasi un obbligo nato per caso da un incontro in sede Aruotalibera a Pordenone. Ma ormai un legame è creato, con il filo rosso di chi racconta e chi ascolta e non si può fare a meno, di dare una notizia ogni tanto, per aggiornare in paese chi aspetta o chi ha seguito attentamente il percorso attraverso i social. "Ogni due tre giorni posso mandare un aggiornamento, ma l'obiettivo è stato raggiunto, non serve continuare la storia. Penso di ritornare con calma, intanto fino a Oslo, passando per le Lofoten, poi deciderò!" Un altro migliaio di chilometri solo fino alle famose isole, spezzato qua e là da qualche traghetto, con gli amici francesi, marito e moglie incontrati qualche giorno prima di Capo Nord, che si perdono e si incontrano di nuovo. Intanto si scende fino Langfjord, con l'imprevisto di una deviazione, segnalata ma... "speravo di riuscire a passare ma... mi tocca tornare indietro. Cinque chilometri buttati..."



Pian piano il paesaggio cambia, i fiordi si rivelano magici, con le montagne che si specchiano nelle lingue del mare e le sponde fiorite che ravvivano con i colori. La direzione è Tromso e il traghetto, gratuito per le bici, toglie la prospettiva di chilometri infiniti dentro e fuori dal fiordo e consente di assaporare in tutto relax l'ambiente naturale: "è meraviglioso, una meraviglia. Mi risparmio un'ottantina di chilometri per l'arrivo a Tromso, con il traghetto".


Le tappe proseguono, con l'aiuto di qualche ferry, che taglia la lunghezza dei fiordi, ma i chilometri pedalati superano sempre il centinaio, fino a scendere un po', all'aumento del dislivello guadagnato. Tra paesaggi indimenticabili, salite, discese, traghetti e pedalate, finalmente una notte di veglia, per catturare il sole di mezzanotte.



Impossibile seguire il viaggio, di fiordo in fiordo, di isola in isola, la costa della Norvegia, così scomposta ci fa perdere nei suoi luoghi segreti. Così il Melfjorden e Oresvik, appena passato il circolo polare, anch'esso con una palla a segnalare il parallelo estremo, avvistato dal traghetto, dietro suggerimento del capitano. Arrivano le isole più belle: "Le Lofoten sono veramente meravigliose, salitine e poi subito discese, poi scendi e poi risali, il dislivello alla fine c'è, ma quasi senza fatica." Un giorno bello, per fortuna, e tanta pioggia poi, tanto che al rientro ricorda: "le isole Lofoten sono tra i posti più belli, purtroppo ho avuto tanta nebbia e pioggia: mi toccava guardare le foto con il bel tempo su internet"... per fortuna qualche scatto è arrivato prima del brutto tempo...


E arriva la pioggia, o meglio ritorna, quella che pesta, che non lascia respiro: "pioggia battente sempre, non ha mai smesso; anche adesso che siamo in campeggio, ci siamo rifugiati in cucina e per trovare un posto per la tenda è stato un disastro, è tutto un acquitrinio. Posso dire di essere stato fortunato all'andata, per arrivare a Capo Nord, perchè se avessi avuto tutta questa pioggia sarebbe stato difficile." A rompere le giornate di pedalate bagnate un nuovo traghetto: la Hurtigruten, la vecchia nave postale che ancora fa servizio anche per i viaggiatori. “Da Bronnoysund a Trondheim, che si è rivelata una dei più bei posti visitati, con i suoi palazzi tutti colorati. Un percorso molto bello dentro e fuori dai fiordi e attorno alle isolette”. La pioggia però continua quasi senza sosta e non abbandona i tre ciclisti nemmeno sull'Atlantic road, strada panoramica che congiunge lembi di terra lungo la costa norvegese, lasciando da ammirare un paesaggio quasi autunnale.



Un nuovo ferry, un nuovo fiordo, un po' di riposo: Gerianger Fjord è patrimonio dell'Umanità UNESCO, ma il grigio resiste e persiste ...



Ancora pioggia per arrivare a Bergen, così, stanchi e umidi, i viaggiatori si arrendono a una sosta anticipata: "il campeggio era molto distante e abbiamo trovato questa specie di piattaforma, che penso serva ai pescatori, siamo anche un po' riparati dalla pioggia!"



e tanto per cambiare... al mattino piove ancora, fino all'arrivo a Bergen, dove al campeggio è prevista una sosta.


Nemmeno una foratura in tutto il viaggio... o quasi... ma quella che c'è stata e stata col botto: il peso dei bagagli, il viaggio lungo, un raggio ha ceduto, forando la camera d'aria, ma quando Paolo si è apprestato ad aggiustare la gomma... bang... la ruota gli si è piegata in mano, sorprendendo anche un abile meccanico come lui!



"Mi son trovato la gomma a terra, quando ho tolto il copertone si è storto il cerchio e la ruota è andata a farsi benedire... sono cose che capitano quando si viaggia. Adesso aspetto l'uomo del campeggio, che si è offerto di accompagnarmi a comprare un cerchio nuovo." Alla fine una ruota nuova e passa la paura: "ho dovuto per forza cambiare la ruota completa, adesso va molto meglio! Mi sa che si era incrinata da un bel po'." Un nuovo ferry arriva per Preikenstolen, una famosa falesia alta 600 metri, a strapiombo sul fiordo. Impossibile perderla! La strada così si allunga e il dubbio che Paolo non voglia più rientrare è lecito: "forse hai ragione - dice - pensavo anche di spingermi fino a Parigi: arrivarci in bici deve essere emozionante!" Ma la falesia intanto è proprio bella! Finalmente con il sole, che permette di godersi il panorama.



Gli aggiornamenti si perdono e con loro Oslo e la Norvegia, che d'un soffio è già finita, fino a passare veloci in Danimarca, improvvisamente piatta; un po' di tristezza per aver finito le montagne, ma anche una gioia per nuove pedalate senza troppa fatica e soprattutto finalmente il sole deciso e il cielo azzurro. Sono già i primi di settembre, dalla pianura danese si passa a quella tedesca, il fascino di Amburgo con il suo porto che sembra essere sul mare, poi Brema, dove al posto dei musicanti l'incontro è con un viaggiatore, Cristof, che gira l'Europa in Ape Car e assicura che i mezzi Piaggio sono i migliori. Un campeggio favoloso e un nuovo inconveniente tecnico, con un raggio rotto sulla ruota nuova e la necessaria ricerca di un meccanico. Le piste ciclabili, quelle tedesche, alla fine sono le migliori e garantiscono chilometri e chilometri in sicurezza tra un centro e l'altro.


"Per il momento la numero uno resta la Germania come ciclabili: praticamente oggi ho fatto 128 chilometri e di questi ne avrò fatti addirittura 100 in una ciclabile favolosa!"

Più si avvicina la nuova meta, casa, più le nuove si diradano, tanto che in una settimana l'Olanda è volata senza notizie: "sono partito questa mattina dal confine tra l'Olanda e il Belgio - racconta pedalando - sono su una ciclabile, lungo un canale navigabile che mi porterà a Bruxelles, non so se sarà tutta così ma... ho fatto 140 chilometri tutta ciclabile." Una visita alla città, dove le ciclabili sono ovunque, e poi, finalmente, la strada di ritorno. "Il discorso Parigi salta, perchè devo sbrigare delle commissioni a Venezia quindi... rientro, mi fermo qui qualche giorno e poi vedo che strada fare, mi piacerebbe il lago di Costanza. Intanto è tutta una vacanza, qui c'è poco dislivello, poi ahi ci saranno le Alpi. L'importante, sì, è arrivare a Dardago in bici." E così è stato! Germania, un po' di Svizzera lungo il lago di Costanza, Austria con l'Arlberg e il suo passo a 1.800 metri, diviso a metà tra due giornate, e infine Innsbruck, con le cime innevate...


e finalmente il Brennero e qualche nuova foto, ricca di sofferenza per il freddo e la nuova pioggia e di soddisfazione per aver rivisto il confine italiano...


Da lì la discesa è quasi uno scherzo, con la via trentina che passa per Levico terme. Ultima tappa a Maser, vicino a casa, giusto per spezzare una tappa troppo lunga, in mezzo alla pedemontana trevigiana. Il 3 ottobre è l'ultimo giorno, tutti sono pronti: Paolo per arrivare, gli amici per accoglierlo... la sosta a Caneva e infine il meritato riposo sotto il soffio della Val Granda... a programmare il prossimo viaggio...


























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